“Basta un amico!”
“Con un prete è lo stesso (anche se sono ateo)”
“Non ne ho bisogno: non sono pazzo!”
“Ma sei una specie di mago?!?”
“Non serve a niente”
“…E se poi mi fa fare quello che vuole lui?”

 

Quante volte ho sentito frasi simili?
E ne potrei citare tante altre, ma per amor della sintesi mi limiterò a questa immagine:

 

stereotipi e pregiudizi psicologo

 

Queste, come tante altre, sono le solite e limitate idee Standardizzate sullo psicologo.

Piuttosto che confutarli uno per uno, ché ognuno alla fine è libero di credere ciò che vuole, forse è più utile capire cosa sono “Stereotipi” e “Pregiudizi” e perché ce ne serviamo così tanto e in svariate e innumerevoli occasioni della vita:

  • Il termine Stereotipoproviene da stereos (solido) + typos (impronta): in tipografia, l’arte di stampare mediante caratteri saldati insieme, preconfezionati.
  • La parola Pregiudizi ha invece a che fare con un “giudizio precedente, anticipato”, con un “giudicare prima di conoscere qualcosa” (da pre + ius, cioè “diritto” e “dire”: il diritto di dire prima).

Si tratta di validi strumenti cognitivi i cui Vantaggi sono evidenti:

  • Gli stereotipi permettono un’analisi efficiente dell’ambiente sociale; sono dunque di grande aiuto quando ci si trova ad operare in contesti complessi e o poveri di informazioni, poiché consentono di risparmiare le proprie risorse cognitive, di “colmare le lacune” e di attingere ad informazioni supplementari. Ciò ci rende più sicuri e performanti, “sul pezzo” e sempre con qualcosa da dire. Ne deriva un’immagine sociale valida e desiderabile.
  • Il pregiudizio è un atteggiamento negativo diretto ad una qualsiasi persona e al suo gruppo sociale di riferimento (ad es. appunto “gli psicologi”); esso possiede anche connotazioni affettive e precise tendenze all’azione. Insieme agli stereotipi, offre notevoli vantaggi, poiché consente mantenere una visione positiva di sé e una “forte” identità personale, che si definisce per contrapposizione agli altri, ritenuti negativi.

 

Tuttavia, queste strategie possono indurre a giudicare in maniera distorta la realtà esterna e le proprie abilità, mettendo così a rischio il proprio benessere.

“Sciogliere” gli stereotipi e i pregiudizi che ci abitano consente al contrario di stare nel mondo in modo più libero, curioso e aperto, senza immaginare preventivamente come andranno situazioni e cambiamenti che ci mettono in discussione. Mettersi in gioco però non è semplice, per farlo ci vuole molto coraggio!

E’ vero, il nostro mondo ha coltivato un’immagine distorta degli psicologi. Pensiamo ad esempio al cinema, con il grande Woody Allen; ma anche con film come “Ma che colpa abbiamo noi”, “Lasciati andare”, “Confusi e felici”; o col mitico Carlo Verdone e con la sua scena dell’analista iper-astinente ché viva o morta è lo stesso; per non parlare di Nanni Moretti.

Molti e spesso ridicoli sono i loro clichés psico-cinematografici. Eppure essi, ironizzando sulla figura dello psicoterapeuta, mostrano che non è così “grave” andare dallo psicologo! E svelando i limiti e i difetti dell’analista, contribuiscono a umanizzarne la figura, rassicurano lo spettatore e rendono accessibile l’idea di una psicoterapia, di una telefonata di aiuto, di assumere il ruolo di paziente.

D’altronde, di frasaccia in frasaccia (es.: “La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall’industria dei divani”; “Lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande costose che vostra moglie vi fa gratis.”; “E poi Freud, altro grande pessimista! Gesù, sono stato in analisi per anni. Non è successo niente. Il mio analista, per la frustrazione, cambiò attività. Aprì un self-service vegetariano”; “Sono in analisi da quindici anni. Gli do un altro anno di tempo e poi vado a Lourdes”) lo stesso Woody Allen fece oltre 10 anni di terapia!

 

Dunque, chi è e cosa fa lo Psicologo?

Come dice la Legge 18/02/1989, n. 56, lo psicologo opera dopo una lunga formazione, attraverso teorie e tecniche che ben padroneggia e che lo rendono un “Artista della Cura”. “Cura” che è un fare scienza con cuore e con coscienza, che è sollecitudine, un prendersi carico attento, premuroso ed anche affettivo del paziente (non a caso la parola viene da “cor” = cuore!). …Insomma, tutt’altro che rigidità stereotipica e pregiudizievole: la cura si adatta al paziente!

Lo psicologo mira a conoscere, migliorare e tutelare il benessere psicologico e la salute di persone, famiglie, comunità e organizzazioni sociali e lavorative.

Il lavoro psicoterapeutico completa questo quadro, permettendo di esplorare la propria storia personale e di trovarne versioni più ricche di significati e di sensi. Ciò col fine di aiutare le persone a modificare i loro comportamenti, cognizioni, emozioni e/o altre caratteristiche personali nella direzione che ritengono auspicabile.

…E quando la psicoterapia finisce, non si ha più bisogno della presenza del terapeuta perché uno degli obiettivi è imparare da soli a comprendere ed a modificare il proprio mondo interiore.

 

Non è allora un caso che la ricerca dimostri come la Psicoterapia funzioni, sia efficace e conveniente!

  • riduce i tassi di ricaduta sintomatica;
  • migliora il funzionamento sociale a lungo termine;
  • aumenta l’adattamento e la capacità di affrontare i problemi e le relazioni;
  • si associa a minori costi sanitari diretti e indiretti;
  • promuove una maggiore aderenza alle prescrizioni mediche.

La psicopatologia, al contrario, ha un costo finanziario importante a livello socio-sanitario (aumento di richieste d’aiuto, di ricoveri, di farmaci, di assenza sul posto di lavoro, etc.).

Che dire infine quindi?
Fate vobis! Io ricorrerei di nuovo a Woody:

“Non ci si conosce quando si è totalmente immersi nel dramma o nella fretta. Ma parlando un’ora al giorno, per molti anni, dei sentimenti, delle speranze, della rabbia, delle delusioni, con qualcuno che per mestiere l’analizza, si è costretti a conoscere meglio i propri sentimenti. La psicoanalisi libera i talenti che sono in noi”.

…Provare per credere (: