“Anno nuovo, vita nuova!”, si dice.

E in effetti, sì: il 2020 è stato un anno difficile. Il coronavirus ha portato i nodi al pettine rendendo le relazioni clandestine, il desiderio dell’Altro superfluo e necessari solo gli affari; ha imposto mascherine e limiti e ha mostrato la dipendenza o, peggio, la controdipendenza dal padre-Stato e dai suoi decreti. Inoltre, ha svelato l’enorme capacità adattiva degli esseri umani, ma anche l’impossibilità di andare oltre un certo livello di adattamento per squarciare il vecchio e rifondare nuovi valori & modi di stare nel mondo.

In questo modo, a poco a poco, pur tenendoci stretti e tenaci alla forza della sopravvivenza, siamo arrivati al 2021 frustrati e tristi, ma con grandi speranze di cambiamento!

Il mito di Pandora insegna che proprio la Speranza è ciò che può salvare gli uomini: dal vaso aperto da quella birichina di Pandora, dice Esiodo,

“uscirono tutti i mali del mondo (la vecchiaia, la gelosia, la malattia, l’odio, la menzogna, l’avidità, l’accidia ecc.) che si abbatterono su tutta l’umanità. Sul fondo del misterioso vaso rimase solo la speranza, che uscì per ultima per alleviare le lacrime e la sofferenza dei mali”.

La stessa etimologia della parola “speranza” si collega al latino “spes” e alla radice sanscrirta “spa”, che significa “tendere verso una meta”La speranza, infatti, ci slancia verso il futuro, verso il meglio, verso i nostri progetti di vita, i nostri sogni e le nostre mete. E quando speriamo in qualcosa, ci sentiamo bene, pieni e motivati.  Avere fiducia nel fatto che le cose possano risolversi per il meglio anche quando tutto sembra far prevedere il contrario aiuta ad andare avanti.

Non a caso, la ricerca mostra che:

  • La presenza di speranza è correlata a un miglior funzionamento psicosociale, minore reattività allo stress e strategie di coping più funzionali, maggiore soddisfazione, benessere e migliore qualità di vita (Menninger, 1959), ma anche elevate abilità di problem solving e maggiori livelli di creatività.
  • In soggetti con malattie fisiche severe (ad es. oncologiche) uno spirito combattivo e speranzoso è indice di una migliore prognosi! Nei processi di ripresa e di cambiamento, chi ha un alto indice di speranza reagisce agli impedimenti della vita in una maniera diversa da chi ha un basso indice, poiché tende a vedere le difficoltà come sfide da superare.
  • In generale, scrive Yalom, “Infondere e mantenere la speranza è di importanza decisiva in tutte le psicoterapie”. E’ sempre essenziale coltivare speranza nel terapeuta, nel paziente e nell’efficacia della psicoterapia!

Quasi sempre, i pazienti arrivano da noi terapeuti sentendosi sconfitti e sopraffatti dai loro fallimenti. Sentono di non aver nessun posto e nessuna possibilità nella vita. La costante presenza terapeutica del fattore “speranza” aiuta a sostenerli, a farli sentire incoraggiati, motivati, a infondere fiducia nelle loro capacità e in quelle del trattamento. Notare e valorizzare i progressi dei propri pazienti, aiutarli a credere in se stessi, in ciò che si sta facendo, nella possibilità di coltivare bellezza & benessere e nell’efficacia della cura mette in circolo emozioni positive. Esse si trasformeranno a poco a poco in energia, in aspettative realistiche e poi ancora in obiettivi, in strategie per raggiungerli e in un sempre maggiore senso di autoefficacia. Per tutti questi motivi, la possibilità di sperare è essa stessa un fattore di cambiamento!

«L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. […] L’affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato» (E. Bloch).

 

Oggi, 1 gennaio 2021, desidero augurare a tutti di coltivare sempre una Speranza:

In particolare, auguro a tutti “and happy New You!”:

Vi auguro di non abbandonare mai la forte speranza di trovare “nuovi” Sé! Di saper sempre sperare che è possibile essere migliori, coraggiosi, sfidanti verso il vecchio che ammala, ma con bontà d’animo, gentilezza, clemenza e grandissimo, audace, desiderio di trovare il proprio Vero Sé & di incontrarsi.

 

“Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno.
Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso,
e rinnovarmi ogni giorno”
(A. Gramsci)

 

Si può!