La mia scoperta

Nel mezzo del cammin della mia vita, come prima o poi accade ad ogni psicologo, ho anch’io iniziato a esplorare i vari modelli psicoterapici per trovare quello che meglio mi calzasse; la mia ricerca non è stata lunga, poiché ho presto scoperto un vestitino molto comodo, che qui chiameremo “Gruppoanalisi”. La gruppoanalisi è per me un affasciante approccio psicodinamico che spiega la strutturazione della personalità, della salute e della psicopatologia connettendo tra loro tutti i fili multistrato che si intrecciano nell’umano vivere.

L’approccio della gruppoanalisi

Si tratta di un modello che nasce con il lavoro clinico e le intuizioni teoriche sui gruppi di Sigmund Foulkes successivamente arricchite da contributi provenienti dall’antropologia filosofica, dal lavoro con le famiglie, dalle teorizzazioni sulle relazioni oggettuali e sul Sé, dagli sviluppi relazionali di tutta la psicoterapia e dalle neuroscienze; il tutto, all’interno di quella cornice epistemologica complessa (Morin E., 1986) finalizzata a interpretare in termini NON riduttivistici i fenomeni psichici.

In particolare…
Essa parte dal presupposto che l’individuo è apparentemente l’epicentro del mondo e dei suoi mondi, ma invero è il gruppo la matrice della vita mentale di ogni individuo; difatti, ognuno è fin dalla nascita in rapporto con una struttura culturale collettiva che “lo fonda nei suoi piaceri, nei suoi saperi, nel suo linguaggio e nella sua coscienza” (Napolitani D., 1987). L’individuo è inconsapevole di tale fondazione gruppale: egli ritiene di essere un soggetto assolutamente singolare, originale, perfetto, unico e monolitico.

L’approccio della gruppoanalisi aiuta ad andare oltre i “limiti” di questa supposta e marmorea singolarità:
essa guarda all’individuo con la consapevolezza che la “storia” di un soggetto è costruita da tutti gli elementi del campo gruppale in cui egli nasce, cresce, vive, si riproduce e muore. Infatti ciascuno:

  • È portatore di una particolare caratterizzazione biologico-genetica legata alla specie e all’ecosistema cui appartiene (livello biologico-genetico);
  • È legato alla sua particolare cultura etnico-antropologica: miti, religioni, linguaggi, forme di organizzazione statale, valori collettivi, etc. (livello etnico-antropologico);
  • Possiede una particolare configurazione di personalità che si collega alla storia psichica e reale della propria famiglia nelle generazioni (livello trans generazionale): il bambino plasma se stesso in famiglia, partendo dall’introiezione di modalità di pensiero e di contenuti che la famiglia veicola (temi-base del pensiero e della memoria familiare, traumi della mamma o del nonno, dimensioni mitologiche familiari, fiabe, sogni, racconti sulla storia della famiglia, etc);
  • Risente delle specifiche appartenenze istituzionali e professionali in cui è immerso, che entrano anch’esse a far parte dell’identità individuale (livello istituzionale/psico-sociale);
  • È esposto agli influenzamenti della dimensione macro-culturale contemporanea (livello sociocomunicativo);
  • È soggetto a specifiche organizzazioni politiche (livello politico-ambientale); l’identità, infatti, si costituisce anche in relazione agli avvenimenti storico-economico-sociali.

Appare ora forse evidente come la teoria della gruppoanalisi sia un approccio affascinante e complesso che non esclude livelli, ma che connette: pertanto, per essa l’uomo si fa carne e mente a partire dagli universi cui appartiene:

“Dentro noi stessi […] non si è mai veramente soli. Dentro a ognuno di noi ci sono antenati, storie psichiche, presenze di altri, identificazioni con loro, vergogne, desideri, rabbie, delusioni, dialoghi mentali, inconsci o consapevoli, con altro. […] Tutto ciò resta dentro di noi e viene rielaborato inconsciamente per tutta la vita”

(Lo Verso G., 2008).

In quest’ottica, la soggettività non è data a priori, ma è una conquista. Come infatti diceva Sartre (1972), “Noi siamo ciò che facciamo di ciò che gli altri hanno fatto di noi”: siamo il frutto dell’intreccio di tutti questi livelli “trans-personali”!
Ma attenzione: ciò non significa che siamo esseri passivi! In ogni momento (…ho pazienti di ogni età!), possiamo scegliere chi essere, trasformando in risorse creative tutti questi livelli altri che ci abitano e che ci fondano nella mente e nel corpo. Questo, però, può avvenire solo se riusciamo a mentalizzarne le influenze, a pensarli nelle loro articolate interrelazioni col nostro presente e poi ad uscire fuori dal “solito”.

Conclusioni

Questa è la specificità della tecnica psicoterapica gruppoanalitica: attraverso una solida relazione terapeutica, essa esplora il mondo interno dell’individuo nei suoi rapporti transgenerazionali (familiari, micro e macro-sociali) e con i fatti psichici collettivi (ad es., i miti, le usanze e le culture di un certo periodo storico), approdando però ad una rivisitazione di tali gruppi interni ed alla libera re-invenzione e trasformazione dei loro codici (pre)istituiti; tale processo mette in discussione gli aspetti più replicativi delle matrici originarie in cui il soggetto si è formato e procede verso la formazione di un’individualità propria, non omologata alle reti di riferimento!

OBIETTIVO PRIMARIO della terapia gruppoanalitica è appunto l’imparare ad “essere concepitivi” rispetto alla propria vita, dimensione diametralmente opposta alla condizione psicopatologica e sofferente del “dover essere”… come “al solito”, “identici” a ciò che altri e altrove hanno già “deciso”

…Mettere in discussione tutto questo certamente non è semplice!
Nonostante tutto, però, possiamo sempre aprire le porte delle nostre gabbie interiori e autorizzarci a una faticosa trasformazione: quella che ci permetterà di volare più in alto, come una piuma che si libra, libera… e che dice che da qualche parte esistono costruire nuovi spazi di libertà: i nostri!

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BIBLIOGRAFIA
Lo Verso G. (2008), Dentro il mare, il mare dentro, Magenes Editoriale, Milano
Morin E. (1986), Scienza con coscienza, Franco Angeli, Milano
Napolitani D. (1987), Individualità e gruppalità, Bollati Boringhieri, Torino
Sartre J.P. (1972), Santo Genet, commediante e martire, Il Saggiatore, Milano.