Così dice S.H. quando arriva in psicoterapia parlando disperata del suo compagno. Lui la fa soffrire da anni con continue bugie che le hanno sottratto salute (S.H. soffre di depressione), autonomia (presenta accentuati tratti dipendenti) e denaro (ha donato al suo compagno oltre 30mila euro in pochi anni).

In casi come questi, innanzitutto spiego come il termine “psicopatico” NON sia un sinonimo di “pazzo”.

“Allora cos’è?”, mi ha chiesto S.H.

La Psicopatia è oggi definita dal D.S.M. come “Disturbo Antisociale di personalità”. Secondo la McWilliams, la caratteristica principale di queste personalità è “avere potere su”, manipolare coscientemente gli altri. Per questo motivo, la fragilità personologica di S.H. l’ha resa un perfetto “bocconcino” (come lei stessa si è definita) per chi, come un antisociale, è costantemente alla ricerca di altri esseri umani da usare e su cui esercitare il proprio potere.

 

In particolare, il D.S.M. parla di un disturbo di personalità caratterizzato da:

  • uso strumentale degli altri;
  • inosservanza e violazione dei diritti altrui;
  • totale assenza di empatia e di coscienza morale;
  • mancanza di rimorso e di senso di colpa;
  • aggressività, instabilità e impulsività, che in alcuni casi toccano estremi di disorganizzazione, sadismo, violenza e impulsività.

Questi individui «sono consapevoli del fatto che le loro azioni poco avvedute o illecite sono sbagliate agli occhi della società, ma non se ne preoccupano» (Lilienfield e Arkowitz).

Attenzione però: come nel caso di S.H., non sempre gli antisociali sono esplicitamente violenti e non sempre infrangono direttamente la legge. Spesso sono persone apparentemente normali e razionali che si servono di modi oggi accettati (egocentrismo, mancanza di empatia, tendenza a manipolare gli altri) o addirittura ritenuti positivi (mancanza di paura e immunità allo stress, tendenza a dare agli altri la colpa dei propri errori, etc.) per ottenere ciò che vogliono. Per esempio, non provano rimorso nel licenziare i loro dipendenti o nello sfruttare e ingannare una donna innamorata, né si fanno impietosire dal loro dolore. Sembrano individui brillanti e intelligenti, guidati da un nascosto desiderio di potere e di vittoria che consente loro di superare qualsiasi ostacolo tramite inganni e manipolazioni.
Non è dunque difficile incontrare, come accaduto alla mia paziente, un antisociale e restarne sedotti senza riconoscerlo… Realizzeremo solo dopo innumerevoli bugie e sfruttamenti chi abbiamo davvero accanto.

Non è un caso che siano stati definiti antisociali “eminentisimi” personaggi storici e attuali, tra i quali Hitler e Donald Trump. Ne sono validi esempi anche figure cinematografiche come Hannibal Lecter o i Drughi di Arancia Meccanica e i serial killer Ted Bundy e John Wayne Gacy. In questi ultimi casi, secondo il criminologo canadese Robert Hare, si parla più propriamente di “Psicopatia”, intesa come la versione più grave e violenta del Disturbo Antisociale di personalità. Molti dati empirici dimostrano in effetti che questo disturbo è frequentemente associato a condotte etero-aggressive (si adatta alle caratteristiche più diffuse del criminale organizzato, ed in effetti è diagnosticata nel 33% degli assassini seriali reclusi degli U.S.A.).

Ma da dove origina un così grave Disturbo della Personalità?

Secondo la McWilliams, questi soggetti sarebbero “vittime” di un fallimento di base dei rapporti precoci, caratterizzati da un’infanzia pregna di insicurezza e caos: sono comuni esperienze frustranti, di abbandoni, perdite e rotture della famiglia, con conseguente mancanza di introiezione di oggetti buoni. Winnicott sottolineava in “La delinquenza come sintomo di speranza” come i segnali antisociali costituissero l’unico modo che l’individuo riesce a trovare per comunicare il proprio malessere; equivarrebbero, dunque, a un’espressione di speranza che qualcuno comprenda i suoi bisogni e le sue ferite.
Se ciò non avviene, la tendenza antisociale va progressivamente trasformandosi in un disturbo del carattere o in gravi manifestazioni psicopatologiche …che, come nel caso di S.H., diventano in definitiva sofferenze dell’intera collettività umana.